LA RETE DELLA VITA (di Arturo Sica)

Va da sé che un progetto è un organismo vivo che in parte si autorganizza, evolve e si sviluppa.
Le brevi note qui esposte sono un segnale sullo stato dell’arte attuale.

Lavoro in gruppo

L’incontro è un racconto della propria storia e delle aspettative che portano al campo estivo.
Il gioco, il contatto corporeo, il respiro e i suoni comunicano al di là del verbale le nostre emozioni e le nostre paure.
Questa comunità che si raduna una volta l’anno, ha radici ormai lontane, che si rinnovano periodicamente.
Lo spirito dell’incontro è quello del non giudizio, del rispetto, della tolleranza, difficile da praticare verso gli altri e verso sé stessi.
L’aiuto di uno spazio protetto, può portarci ad ascoltare più profondamente le nostre tensioni.
Al di là di quelle ci sono spazi di serenità e di abbondanza.
La paura è sempre l’ostacolo con cui confrontarsi, accettando la sfida, la vittoria e la sconfitta.

Le radici

Nelle prime ore del pomeriggio di una giornata nuvolosa nell’Ottobre 1982, un gruppetto di persone aspettava l’arrivo di alcune macchine. Quando esse si fermarono, da una discese un signore con i capelli rasati a zero e gli occhiali, che fu accolto molto semplicemente da pochi connazionali e da alcuni occidentali un po’ intimiditi. Quel signore era il Dalai Lama e il suo arrivo precedeva di alcune ore l’inizio della conferenza “Crescita ed educazione Universale” che si tenne a Pomaia.
In quell’occasione venne gettato il seme per un progetto di ampio respiro, che cercasse una dimensione educativa universale, che osasse andare al di là di ciò che divide e separa, per sottolineare invece le connessioni fra le varie teorie e discipline. Non per creare una confusa nuova miscela, ma per sperimentare un dialogo profondo ed autentico, con il cuore aperto e la mente lucida. Una visione dell’educazione come crescita totale.

Il contributo della psicologia al progetto U.E.

Consideriamo l’organismo come un insieme energetico con un livello

  • CORPOREO
  • EMOTIVO
  • MENTALE
  • ENERGETICO
  • SPIRITUALE

e cerchiamo di lavorare sull’integrazione dei vari aspetti della persona.

E’ importante favorire un clima di fiducia e di ascolto. Da un lato esiste infatti in noi il desiderio di andare oltre i nostri limiti, dall’altro, altrettanto forte, la paura di farlo.

Secondo la visione della psicologia umanistica, in particolare Rogers e Grossmann, non c’è nessun motivo di forzare i limiti naturali dell’organismo. Al contrario cerchiamo le condizioni perché ognuno possa riconoscere i suoi. Troppe volte qualcuno ci ha detto che cosa era giusto per noi, i genitori, gli insegnanti, spesso i nostri partner.
Troppe volte amore e cura sono stati espressi attraverso la preoccupazione.

Ritrovare il nostro ritmo profondo

Spesso la fiducia che esista un ritmo naturale, che ci porta verso il benessere è venuta meno, causando confusione o diminuzione della nostra forza e del nostro potere personale.
Il percorso di riappropiazione di sé stessi passa nel modello energetico, ispirato a Lowen, Grossman, attraverso l’esperienza corporea delle tensioni e dei blocchi che imprigionano la nostra carica vitale in vecchie esperienze.
A quel tempo non avevamo altra possibilità e quindi furono scelte appropriate, che ci salvarono da difficoltà peggiori. Furono il massimo del benessere possibile. Ora attraverso le posizioni della bioenergetica, del massaggio, il libero movimento del corpo che segue la musica, proviamo a considerare che cosa è ancora utile oggi.
Magari venti, trenta anni dopo una certa scelta. Oggi come adulti abbiamo più potere e più forza e possiamo cambiare.
Il gruppo ci aiuta nel nostro processo e costituisce un luogo di contenimento e di condivisione.

Siamo unici e collegati gli uni agli altri

La consapevolezza della similitudine di tante esperienze ci toglie dall’isolamento di una esperienza di nevrosi personale, unica e isolata.
Quanto spingersi avanti in questa ricerca, è una scelta individuale di autoregolazione.
L’apertura e la condivisione facilitano la conoscenza profonda e il legame, il gruppo manifesta aiuto e sostegno, le difese si allentano favorendo un più profondo senso di appartenenza.
La dimensione spirituale si manifesta nell’esperienza di un legame universale e nella semplicità delle cose quotidiane assunte nella loro dignità profonda.

Crescita personale e vita nel campo

L’intreccio con la vita del campo è profondo, la condivisione si manifesta nei momenti semplici del cibo, delle pause, del risveglio, come dei racconti e dei silenzi delle passeggiate.
I bambini, i nostri figli, e, simbolicamente, i nostri bambini interiori sono lì a richiamarci alla vita quotidiana con le loro gioie e le loro richieste.
Possiamo offrirgli una vita serena ed aiutarli ad essere consapevoli e cittadini del mondo, senza mettere in discussione noi stessi? Senza ricucire gli strappi nella rete della nostra vita quotidiana?
Mentre loro giocano con i colori, i materiali, il loro stesso corpo, noi facciamo altrettanto, per una volta in una vicinanza di spazio, tempo e luogo, che rappresenta un’opportunità unica, che avvicina il nostro mettersi di nuovo in gioco, alla loro faticosa e gioiosa conquista di nuove certezze.

L’evoluzione dell’intervento

Per circa sette anni, dall’89 al 95, è stato sperimentato un percorso di crescita personale, sempre più profondo con il passare degli anni, e il formarsi di un gruppo sostanzialmente stabile. Si è trattato di un’esperienza molto ricca, credo, per tutti: partecipanti e conduttore. Il contesto generale favoriva una ricerca profonda, che ben si intersecava con l’impianto generale del campo., la sua struttura fisica, stabile anch’essa.
Abbracciati da questa casa, gli spettacoli del mattino e della sera, improvvisazioni di alta qualità, la musica, le meditazioni, il tema dell’anno, tutto andava in un’unica forte direzione.
Ad un certo punto siamo arrivati ad uno spartiacque che richiedeva un passaggio.
Il lavoro di crescita personale, come è naturale per sua stessa natura, toccava punti profondi che non potevano essere elaborati solo durante la settimana del campo.
Esisteva un certo grado di ambiguità, che poteva diventare confusione, sul peso che in un progetto educativo il lavoro su di sé può avere.
C’era un forte rischio di sbilanciamento del progetto.
Le mie risorse personali per gestire al meglio questo processo non erano più riconducibili a una settimana di esperienza di vita con i miei figli, condividendo una parte del mio lavoro.
L’appuntamento a Pinè si stava trasformando nella settimana di lavoro più impegnativa dell’anno.
Da qui la decisione condivisa ed accettata dallo staff di U.E. di cambiare le modalità del mio intervento.

Dalla vodka all’acqua minerale

“Com’è buona l’acqua nel deserto” (poesia zen)

L’attuale lavoro ha innanzitutto la funzione di comunicare e rendere credibili alcune modalità base per affrontare e rendere praticabili alcune modalità base per iniziare l’esperienza del campo di U.E.

1 NON GIUDIZIO, RISPETTO, TOLLERANZA

2 SEI A CASA, NON DEVI ESSERE SPECIALE , RILASSATI

3QUESTO E’ UN LUOGO PROTETTO

4 POSSIAMO PROVARE A VIVERE CON SEMPLICITA’, VERITA’ E AMORE?

U.E. è un progetto aperto, non settario, non elitario. I suoi promotori non si ritengono possessori di verità, ma ricercatori. Cerchiamo di testimoniare con la nostra vita questa ricerca, offrendo il meglio, senza nascondere il peggio.
Questo favorisce un clima di comunicazione “naturale “, l’esperienza di aiuto senza pressioni, senza “vendita”di sistemi ideologici di vario tipo.
Aprirsi al dialogo, come e quanto farlo sono lasciati alla scelta dell’individuo, offrendo quindi un luogo protetto, il più possibile privo di pressioni.
La fiducia è che in questa situazione ciascuno possa innanzitutto lasciarsi andare, lasciare andare un po’ delle proprie difese.
E poi ricaricarsi, con semplicità, senza fratture, con il livello più basso possibile di conflittualità.

Livello generale di intervento

Esiste quindi in questo intervento un primo livello trasversale ad ogni argomento del campo, nel quale si pone l’accento sul “come” piuttosto che sul “cosa”, sull’essere piuttosto che sul “fare”.
In quest’ultima fase abbiamo enfatizzato il lavoro sull’energia sottile, cercando di accentuare il ruolo di catalizzatore del conduttore e di rete dell’esperienza.
La struttura dell’incontro è estremamente contenuta nel tempo, circa un’ora e mezza ogni mattina, seguita, quest’anno, da sedute di Yoga, circa della stessa durata.
Si è quindi accentuato il carattere leggero del lavoro energetico, puntando, nel contesto dei valori prima espressi, sul piacere di incontrarsi seguendo stimoli per il corpo e per l’anima.
Al conduttore il compito, il più vicino possibile al silenzio, di rimuovere piccoli ostacoli, con gesti, suoni, musiche, lasciandosi guidare dal gruppo, offrendogli la certezza di essere pronto in caso di difficoltà.

La rete di sostegno

La rete del campo è data da tutte le mille operazioni che vi avvengono, dalla prima meditazione del mattino, alle ultime chiacchiere nel bagno alla sera.
Non è necessario che gli stimoli accesi in un certo spazio e luogo, trovino risposte e risoluzioni lì, possono evolvere in un altro punto della rete, in un altro spazio - tempo.
Scariche di energia, amore, sogni, scorrono lungo i canali della rete.
E’ importante sottolineare che il tessuto connettivo è affetto ed amore.
Solo grazie a questi, le persone possono evolvere e sperimentare, con alternarsi di emozioni, un’esperienza positiva.
Allo spazio di incontro del mattino è affidato un compito di coagulazione immediata e simbolica della rete della vita.
Il percorso nel bosco con Andrea è l’esperienza fisica e spirituale della vastità della rete. Il suo gioco sugli ecosistemi, un bellissimo esempio esplicativo.

Il tema del campo

Il tema specifico a questo punto, data la struttura spazio - tempo degli incontri, non viene affrontato sistematicamente, ma evocato in maniera analogica, simbolica, più direttamente solo negli ultimi incontri, quando il lavoro complessivo della rete ha già svolto il suo compito.
Al momento della conclusione vi è l’occasione per dare forma più strutturata a quanto già elaborato più o meno consapevolmente nei giorni precedenti.
Questo permette un sistema di autoregolazione ai vari partecipanti, garantendoli, anche rispetto al dopo campo, di percorrere giusto il pezzo di strada che sono pronti a fare.

Autoregolazione: tempo e ritmo

Il concetto di tempo ha avuto una grossa evoluzione nel corso dei secoli, attraverso le maggiori teorie scientifiche, fino alla breccia aperta dalla fisica moderna. Questa ha portato ad una visione creativa del tempo in cui i suoi vari aspetti (la freccia del tempo) diventano parte integrante di un processo di auto - regolazione globale.
In greco il tempo ha due traduzioni:

Krsnsx, il tempo lineare e cronologico, con il quale la nostra mente razionale scandisce i ritmi del fare,
Kairox il tempo opportuno, più libero ed emotivo, che potrebbe regolare di più la nostra vita.

Vi è poi una dimensione senza tempo, dove sacro e religioso si esprimono, e di cui credo sentiamo tutti profonda nostalgia ed a cui vogliamo fare ritorno.

Universal Education