Educare / educarsi alla responsabilità personale attraverso il buon cuore.
(Contributo di Antonia Dallapè alla Conferenza internazionele di UE a Londra 29 10 2005)

Educare/ educarsi sono termini imprescindibili l'uno dall'altro; non si può educare senza essere allo stesso tempo educati, modificati, trasformati dalla relazione in cui si viene coinvolti.

Condizioni di questo processo sono l'apertura all'altro e la disponibilità al cambiamento.

L'altro, anche se solo un bambino o un adolescente, ci interroga, ci suscita emozioni, reazioni talvolta inconsapevoli, che mantengono nell'ombra le reali motivazioni e le radici del nostro agire.

Diventare consapevoli della nostra mente e di come agisce nella relazione educativa è il primo passo per poterci liberare da gabbie e da vecchi pensieri egocentrici.

La relazione con i bambini e gli adolescenti ci permette di guardare cosa ci accade interiormente e di comprendere meglio i nostri meccanismi mentali.

Lama Yeshe parla di educazione universale come una visione educativa al di là delle differenze e delle culture delle singole persone.

Da parte dell'adulto educatore occorre una conoscenza profonda dei propri processi psicologici, delle proprie emozioni e dei propri pensieri, e la disponibilità al cambiamento: non serve rincorrere nuove tecniche o nuove strategie educative, ma comprendere la nostra mente e trasformare ciò cheimpedisce lo sviluppo delle nostre potenzialità.

Lavorando su noi stessi, facendo fiorire tutta la saggezza e il buon cuore che la mente umana possiede, permetteremo anche ai nostri ragazzi di far fiorire le loro menti. L’educazione è una relazione circolare: adulto e bambino, adulto e ragazzo sono in un rapporto di 'fratellanza' in cui l'adulto-fratello maggiore accompagna con consapevolezza e con amore il processo di crescita del fratello minore, certo e fiducioso dell'immensa potenzialità dell'essere umano.

 

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